Una patologia infiammatoria cronica come la pielonefrite xantogranulomatosa spesso si presenta in associazione con delle infezioni urinarie ricorrenti ma anche in correlazione con la calcolosi urinaria, e la sua causa scatenante è rappresentata da una risposta immune anomala all’infezione con cellule giganti: i macrofagi si ritrovano ad essere ripieni di lipidi e fenditure di colesterolo, determinando così il colore giallo del tessuto infetto. Si tratta di una forma inconsueta di pielonefrite dall’andamento cronica che tende a colpire con maggiore frequenza le donne di mezza età che hanno una storia caratterizzata da ricorrenti episodi di IVU oppure può sorgere nei soggetti colpiti da ostruzione da calcoli renali, talvolta la problematica risulta connessa direttamente con casi di infezioni da Proteus. Per quanto riguarda le manifestazioni sintomatiche, si registrano tra i segni clinici più caratteristici l’ingrandimento del rene (in genere la malattia ha un coinvolgimento monolaterale), la fibrosi perirenale e l’aderenza alle adiacenti strutture retroperitoneali; in alcuni casi possono evidenziarsi dolore a livello del fianco, leucocitosi ma anche urinocoltura positiva spesso nei confronti di Proteus Mirabilis.
Questa problematica può colpire anche i bambini con interessamento dell’intero rene, può verificarsi anche un’altra forma localizzata che colpisce più frequentemente le ragazze con caratteristiche tipiche di una neoplasia. Di solito l’insorgenza della pielonefrite xantogranulomatosa risulta strettamente connessa con i quadri clinici di infezioni alle vie urinarie ricorrenti, e spesso la sua identificazione risulta difficile, di fatto la diagnosi viene ostacolata da un quadro sintomatologico alquanto aspecifico, assume in questo caso grande importanza la diagnosi differenziale con altre patologie renali; tra le indagini utili per identificare la problematica si ricorre spesso all’esame TC che si rivela un valido aiuto per formulare la diagnosi. Una volta identificato il quadro patologico si ricorre spesso ad un approccio terapeutico di tipo chirurgico che consiste in una nefrectomia, il medico può optare invece per un approccio conservativo se il paziente viene interessato da una forma focale, in alcuni casi si prescrive una cura farmacologica incentrata su una terapia antibiotica.
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